Thomas Malory, lo scrittore mascalzone

Generalmente siamo abituati a considerare gli autori medievali come monaci mansueti e timorati di Dio. Li immaginiamo pacifici, ai loro scrptoria, mentre compongono pagine immortali della letteratura cavalleresca. Ma non per tutti è così. Sir Thomas Malory, inglese, è l’ultimo degli scrittori “classici” ad occuparsi della Materia di Bretagna. Dopo di lui ci saranno solo ampliamenti e brevi episodi che prendono in esame avventure di singoli cavalieri.

Malory riscriverà invece l’intera storia di Artù. Ma ciò che ci interessa di più è scoprire che dietro alle pagine di “Storia di re Artù e dei suoi cavalieri” si nasconde in realtà un personaggio decisamente atipico.

 

Scrittori Fuggiaschi

Malory nacque probabilmente nei primi anni del ‘400. Aveva vissuto nel Warwickshire, servendo il conte di Warwick nell’assedio di Calais del 1436. Era anche diventato membro del Parlamento come rappresentante della sua contea (1444). Già nel 1443 però, arrivano le prime accuse sul suo capo. Viene infatti accusato di furto. Nel 1450 Malory partecipa ad un attentato contro il duca di Buckingham e nello stesso anno violenta diverse volte la moglie di un certo Hugh Smyth.

Nel 1451 si rende colpevole di abigeato* e di estorsione. Il 23 luglio dello stesso anno viene arrestato e imprigionato a Coleshill.

Cinque giorni dopo il prigioniero evade, irrompe con numerosi complici in un’abbazia cisterciense, ruba denaro e valori dai forzieri dell’abate, insulta quest’ultimo e si dà alla macchia. Arrestato di nuovo, viene spostato fra diverse prigioni in attesa di processo. Fra queste anche la famosa Torre di Londra. Rilasciato su cauzione, nel maggio del 1454, la sua “carriera” da criminale non si interrompe. Seguono altri reati, arresti ed evasioni.

Gli ultimi documenti dicono che nel gennaio del 1460 Malory viene imprigionato a Newgate.

Morì il 14 marzo del 1471, venendo sepolto in una chiesa presso la prigione di Newgate, il che suggerisce che la morte lo abbia colto fra quelle mura.

 

Autore da galera

Non vi è dubbio quindi che, dopo il 1450, Malory visse alternativamente come fuggiasco e come cavaliere prigioniero.

Sarà proprio da dietro le sbarre che comporrà uno dei romanzi più noti del ciclo arturiano. Sicuramente parliamo di una delle versioni più moderne e delle cui suggestioni il pubblico è più a conoscenza. E’ Malory a dare una connotazione negativa ad alcuni personaggi prima positivi, ad introdurre il passaggio della Dama del lago come donatrice di Excalibur. E’ lui a cambiare alcune relazioni fra i personaggi, a dar maggior risalto a parentele non presenti nelle versione più antiche. E’ anche sua l’inserimento di un’importante presenza magica nel ciclo.

Galeotto o no, la versione di Malory è una delle più amate ed apprezzate del ciclo arturiano, anche se spesso con libertà che si prende senza esitazioni.

 


————–

Note

* Furto di bestiame