Ginevra; luci ed ombre di una madonna cortese

Il nome di Ginevra suscita istintivamente un’idea di nobiltà. Questo a causa di un processo che nel tempo ha visto crescere la sua importanza come personaggio femminile di riferimento. Tuttavia le sono spesso stati rivolti sentimenti contrastanti. C’è chi ammira l’amore incondizionato che la spinse fra le braccia di Lancillotto. C’è chi la considera una poco di buono. Gli scrittori medievali, nei secoli, hanno alternato giudizi più o meno positivi verso di lei. Ma un fatto è certo; stiamo parlando del personaggio femminile più influente di tutta la Materia di Bretagna.

Le origini di Ginevra

Illustrazione di Sara Pacifici

In Goffredo di Monmouth, Ginevra è una nobile romana.

Non passa di certo alla storia come una figura positiva; tradirà infatti Artù con il nipote Modred quando questi usurperà il trono in sua assenza. Altri autori, come Wace e Layamon, danno da intendere che ella fosse volontariamente complice di Modred. In altre versioni più tarde sembra invece che vi fosse costretta.
Subito dopo Goffredo  le origini di Ginevra cambieranno; la regina nasce come figlia di re Leodagan di Carmelide. Questi aveva combattuto al fianco di Artù contro i suoi baroni, contrari al suo insediamento al trono di Logres. Finita la guerra, il re concede la mano di Ginevra ad un giovanissimo Artù. Insieme a Ginevra, re Leodegan donerà anche la Tavola Rotonda.
Di lei ci viene detto poco, se non che è bellissima e nobile come nessun’altra al mondo. Il suo carattere non emerge spesso, ma quando lo fa è generalmente condito con i migliori aggettivi possibili.

L’amore adultero di Ginevra

Tutti conoscono la storia di Lancillotto e Ginevra; questo episodio, introdotto da Chrétien de Troyes per volontà di Maria di Champagne (leggi l’articolo dedicato) è divenuto celebre, tanto da caratterizzare gran parte della materia di Bretagna. L’amore fra i due è enorme, indissolubile; nella Vulgata, Lancillotto è talmente innamorato di Ginevra che quando la vede perde il controllo, e rischia addirittura di annegare in un fiume perché perso nei suoi pensieri d’amore verso la sua madama.
E’ proprio in Chrétien che uno degli aspetti del carattere di Ginevra emerge. Celebre passo del romanzo, Ginevra viene catturata da Melegant e portata a Caradoc. Per giungere a lei, Lancillotto arriverà ad accettare l’umiliazione di montare come un ladro sulla carretta della vergogna. Ma Ginevra non ne sarà contenta: riprenderà infatti il cavaliere per non essere montato subito sulla corretta, ed aver avuto un attimo di esitazione. Insomma, la regina sembra avere un caratterino decisamente esigente!
L’episodio del rapimento è in realtà molto più antico: compare nell’agiografia Vita Gildae, dove il santo (Gildas) medierà con Melegant affinché restituisca la bella regina al suo re.
Anche nel portale del duomo di Modena, conosciuto come la porta della peschiera e considerata la più antica rappresentazione iconografica dei personaggi arturiani (1120-1140), appare questo episodio.
Lì, Ginevra è chiamata Winlogee.

La Falsa Ginevra

Nella Vulgata alcuni temi ricorrono spesso. E’ il caso de la Falsa Ginevra. Ci viene infatti raccontato che la regina aveva una sorella, del tutto uguale a lei e figlia illegittima del padre, re Leodegan. La falsa Ginevra tramerà per prendere il posto della sorella. Tuttavia una voglia a forma di corna sul corpo della regina farà in modo che le due sorelle, gocce d’acqua, fossero infine riconoscibili. L’inganno è svelato e la sorella condannata a morte. Elementi come questo, la nobiltà insita nel sangue, tanto da generare alla nascita “voglie” che la dimostrino, erano particolarmente apprezzati nel Medioevo.

Il riscatto

Sir Thomas Malory, autore de “La morte di Artù”, donerà ai posteri un quadro più ricco della bella regina; ella diventa una tragica eroina, amata da tutti e costretta ad affrontare un destino avverso. Tuttavia, in morte, avrà il suo riscatto. Il suo spirito e quello di Lancillotto saranno infatti insieme, per sempre, fuori da questo mondo e dalle sue regole. E in questo modo, il più romantico possibile, si chiude anche il capitolo della bella e sventurata Ginevra.